22 Agosto 2017
Grazie Var. Sia che lo si voglia declinare correttamente al maschile: Video assistant referee, sia che, utilizzando un escamotage, lo si voglia declinare, altrettanto correttamente, al femminile: la tecnologia Var. Comunque lo si voglia declinare: cinque volte grazie, Var.
Grazie per aver dato a tutti gli appassionati di calcio almeno l’illusione che giustizia può essere fatta.
Grazie per aver dato a tutti gli arbitri la possibilità di sbagliare senza dover a tutti i costi confermare il proprio errore.
Grazie per aver dato più di un pizzico di credibilità in più al calcio nostrano, in attesa (spasmodica) che il/la Var trovi applicazione in tutto il mondo pallonaro.
Grazie per aver dato ai calciatori la possibilità di educare loro stessi a sottrarsi alla tentazione della simulazione, perché… Var ti smaschera!
Grazie per aver aumentato la spettacolarità delle partite, soprattutto di quelle più soporifere che, proprio grazie a Var (stavolta lo decliniamo al neutro) potranno regalare qualche sussulto e qualche emozione in più. Si, perché di sicuro c’è un fatto: Var (ormai ci piace chiamarlo così, per nome, considerandolo come un amico fedele, quasi caro come uno dei nostri amati cani o gatti) aumenta, e di un bel po’, la spettacolarità delle partite. Regala pathos ed emozioni che non immaginavamo. E quel poco di attesa, che alcuni soloni paventavano come negativa e soporifera, cosparge invece di suspance ed enfasi il momento decisivo: quello, appunto, della decisione, del verdetto. Parziale, si, perché riguarda solo un episodio del match, ma pur sempre un verdetto. Con tutto ciò che ne consegue.
Vedrete allora che il nostro amico Var, velocemente, convincerà anche i più scettici sulla della sua bontà e positività. Sempre però che lo si curi, lo si nutra e lo si vezzeggi, rendendolo ancor più bello e fruibile, smussando quindi quegli inevitabili inciampi di chi, neonato, deve imparare prima a gattonare, poi a camminare, poi a correre e infine magari a volare.